Storia di Grumello

Il nome di Grumello

E donde il nome di Grumello?

Nel testamento del Cardo Guglielmo Longo, morto in Avignone l'anno 1319 si legge: Grumulus Boldesici, ma più spesso, nei secoli posteriori, è detto: Grumulus a Monte.

Il prevosto Longhi (Memoria dell'Archivio Parrocchiale) considerando che al Grumulus dei latini corrisponde grumo, coagulamento, deriva un tal nome dalla natura del terreno grumoso circostante. Induzione tutta sua, anzi bizzarra; perchè Grumus vale piccolo monte, promontorio, postura elevata. Gromulus o Grumulus ne è il diminutivo. Anche altrove l'abbiamo per altura: Gromo in città, Gromo in Valseriana e Gromolungo presso Pontida. Questa, se non erro, sarebbe la vera etimologia per Grumello.


Grumello del monte e le sue bellezze naturali

(da "Grumello del Monte" nella cornice del centenario 1882/1992 - di Don Ferdinando Cortinovis)

"Questo paese, per cui propriamente si entra in Valcalepio, è uno dei più belli, dei più salubri e fertili del bergamasco.

Il suo piano, ora ferace di grani e di gelsi, fino al 1854 fu tutto coperto di viti, che, colpite poi dal crittogoma, dalla peronospera, dalla filossena e da altri malanni, disparirono e nessuno più pensò di rimetterle.

I colli, sui quali il villaggio è dolcemente disteso, quando li rispetta la gragnuola, sono sempre miniere doro. Il vino, che si fa, è dei più generosi della provincia. Se in qualche luogo le vigne risentono qualche guasto, vi si lavora dispensiosamente a ristorarle con piantagioni di viti più resistenti.

Chi voglia formarsi unidea completa di quelle colline, si metta sul ponticello del Rillo, un poco verso Tagliuno, e le vedrà dispiegarsi bellamente, quasi in semicerchio, dalla vallata di Boldesico a San Pantaleone e di là avanzarsi al monte Calvario e alla Guardia e indi discendere al Castello.

Ti assicuro che a quel colpo docchio, alla vista di quel panorama, ti sentirai rapito come da un incanto e, quando potrai riscuoterti da quella specie di fascino, esclamerai: "Che bellezza! Fortunati gli abitatori di questa vaghissima terra".

(La Val Calepio, Canonico prot. Zambetti).


Un'insenatura vasta e rara

(Dante, Purgatorio, XXV, 77). (Da L'Eco di Bergamo, 1932)

Chi percorre la ferrovia Bergamo - Brescia, alla stazione di Grumello non vede quasi nulla del paese, nascosto com'è dalla collina quasi tutta a vigneti, che, partendo da nord, là dove ha origine la "Valle del Fico", si protende a sud, poi si ripiega leggermente a est, con un percorso di tre chilometri, e va' a confondersi nel piano là dove giganteggia il colosso della bella chiesa parrocchiale. Pertanto non si vede che il versante esteriore, quello prospiciente Chiuduno- Telgate.

Nell'interno di questa linea è un vasto semicerchio, che a guisa di immenso anfiteatro abbraccia il paese; nel suo punto più alto si inerpica sui colli dietro cui siede Gandosso e prosegue ad oriente sulle colline che si affacciano ancora a mezzogiorno quasi a spiare la pianura dellaglio per ripiegare subito indietro verso Tagliuno.

Nella catena montana che da Tavernola si stende fino a Ponti da, difficilmente si potrà trovare un'insenatura così vasta e così bene esposta come quella di Grumello.

È un'estensione collinare di seimila pertiche bergamasche, di cui tremila fittamente coperte di vigneti a coltura intensiva che guardano per la maggior parte a mezzodì e godono pertanto tutto il giorno, " il calor del sol che si fa vino, giunto a l'omor che de la vite cola".

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22
Set/23

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